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... questo è l'editoriale che ho pubblicato sul numero zero della rivista del Consorzio Sanità, una interessantissima iniziativa che, unica nel suo genere, aggrega le strutture che erogano prestazioni sanitarie per conto del Servizio Sanitario Nazionale al fine di razionalizzare le acquisizioni di beni e servizi e di condividere informazioni clinico-diagnostiche dei pazienti per migliorare l'assistenza e favorire il confronto tra specialità e metodi di cura....
LA CARTELLA CLINICA DIGITALE
[seconda pagina in alto a dx]
Velocizzare, semplificare, rendere più efficiente il flusso di dati che accompagna la presa in carico di un paziente da parte di una struttura sanitaria. Questi gli ambiziosi obiettivi che la digitalizzazione della sanità prospetta per il futuro. A 70 anni dalla prima regolamentazione italiana (legge Petragnani del 1938) l'idea alla base della cartella clinica elettronica non è cambiata di molto: qualsiasi contatto tra un cittadino ed un sistema sanitario
genera una descrizione che può essere raccolta in un fascicolo consultabile dal cittadino stesso e dalle persone autorizzate. Dalla carta all’informatica il passo non è brevissimo ma ci stiamo arrivando. L'obiettivo principale attualmente riguarda la definizione di standard che, nel rispetto della privacy, permettano l'efficiente interscambio delle informazioni: non serve avere un fascicolo sanitario elettronico se non si possono confrontare tra loro le informazioni generate da sistemi diversi. I protocolli internazionali per il trattamento dei dati sanitari sono essenzialmente due: DICOM, dedicato al
trasferimento di immagini digitalizzate tra sistemi diversi, e HL7, dedicato alle informazioni cliniche e amministrative, mentre i profili utilizzati attualmente sono tre: europeo (EHRCOM), australiano (HISA) e nordamericano (IHE). Ma il punto focale è la definizione dei vocabolari, la condivisione della terminologia da utilizzare nei documenti; la parola giusta per esprimere quel concetto, univoca e senza possibilità di interpretazione. In italiano è difficile. In Italia 15 regioni hanno già i loro sistemi di gestione del fascicolo sanitario elettronico ma questi non si parlano. Esistono gli standard, vogliamo adottarli? Piuttosto che andare avanti a sperimentazioni di protocolli diversi? Il mio più grosso timore è che ancora una volta per ogni interazione fra due sistemi ci si inventi un protocollo di comunicazione ad-hoc per risolvere il problema senza una visione d’insieme. Piuttosto che spendere soldi nella realizzazione di software qui occorre progettare i dati, le specifiche comuni poi il software. Potrebbe diventare tutto semplice, basta darsi regole comuni e condividere informazioni e software libero. Comunque la strada è tracciata con tutto il buon senso possibile percorriamola. I vantaggi offerti dalla digitalizzazione degli archivi sono evidenti: la ricerca dei dati contenuti in un supporto digitale richiede al massimo pochi secondi indipendentemente dalla quantità di dati contenuti nell'archivio in generale e nella singola cartella in particolare. Alle cartelle sarà inoltre possibile allegare in maniera veloce immagini e ed esami strumentali che potranno essere condivisi in una rete diagnostica che annullerà i tempi di consulenze specialistiche tra medici operanti in sedi diverse, rendendo inutile anche una parte degli spostamenti effettuati dai malati e riducendo sensibilmente i costi di tutto il sistema.
genera una descrizione che può essere raccolta in un fascicolo consultabile dal cittadino stesso e dalle persone autorizzate. Dalla carta all’informatica il passo non è brevissimo ma ci stiamo arrivando. L'obiettivo principale attualmente riguarda la definizione di standard che, nel rispetto della privacy, permettano l'efficiente interscambio delle informazioni: non serve avere un fascicolo sanitario elettronico se non si possono confrontare tra loro le informazioni generate da sistemi diversi. I protocolli internazionali per il trattamento dei dati sanitari sono essenzialmente due: DICOM, dedicato al
trasferimento di immagini digitalizzate tra sistemi diversi, e HL7, dedicato alle informazioni cliniche e amministrative, mentre i profili utilizzati attualmente sono tre: europeo (EHRCOM), australiano (HISA) e nordamericano (IHE). Ma il punto focale è la definizione dei vocabolari, la condivisione della terminologia da utilizzare nei documenti; la parola giusta per esprimere quel concetto, univoca e senza possibilità di interpretazione. In italiano è difficile. In Italia 15 regioni hanno già i loro sistemi di gestione del fascicolo sanitario elettronico ma questi non si parlano. Esistono gli standard, vogliamo adottarli? Piuttosto che andare avanti a sperimentazioni di protocolli diversi? Il mio più grosso timore è che ancora una volta per ogni interazione fra due sistemi ci si inventi un protocollo di comunicazione ad-hoc per risolvere il problema senza una visione d’insieme. Piuttosto che spendere soldi nella realizzazione di software qui occorre progettare i dati, le specifiche comuni poi il software. Potrebbe diventare tutto semplice, basta darsi regole comuni e condividere informazioni e software libero. Comunque la strada è tracciata con tutto il buon senso possibile percorriamola. I vantaggi offerti dalla digitalizzazione degli archivi sono evidenti: la ricerca dei dati contenuti in un supporto digitale richiede al massimo pochi secondi indipendentemente dalla quantità di dati contenuti nell'archivio in generale e nella singola cartella in particolare. Alle cartelle sarà inoltre possibile allegare in maniera veloce immagini e ed esami strumentali che potranno essere condivisi in una rete diagnostica che annullerà i tempi di consulenze specialistiche tra medici operanti in sedi diverse, rendendo inutile anche una parte degli spostamenti effettuati dai malati e riducendo sensibilmente i costi di tutto il sistema.
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